venerdì 1 giugno 2012

Le Zuppe di Meike

 
A volte mi sorprendo a pensare su come sono le cose e su come potrebbero essere, e gli spunti sono davvero tanti. Girovagando nel web, alla mattina, mi imbatto in questa Storia, divulgata su diverse testate giornalistiche, ormai neanche più novità, ma che ha suscitato tutta una serie di commenti, soprattutto negativi direi, anzi no, di amara consapevolezza.

Si tratta di Meike Dumortier, brillante trentenne di Anversa, già avviata in una brillante carriera di cacciatrice di teste nel Gruppo Randstad, a capo di un gruppo di nove persone. Purtroppo la crisi incombe ed il passo verso l'Anno Sabbatico è breve. Con lo zainetto in spalla Meike parte e dopo il periodo stabilito, decide di non tornare al lavoro. Memore infatti di mancanza di orari stabiliti e di libertà e amante di low cost, buona cucina e bicicletta decide di iniziare a cucinare zuppe e di venderle, magari consegnandole in bicicletta.
Per farla breve, le sue zuppe sono talmente buone, e le modalità di consegna piacciono talmente tanto che Meike è costretta ad assumere personale ed aprire una sede fissa. Questo è quanto in estrema sintesi.


Sometimes I catch myself thinking about how things are and how they might be, and there are so many ideas. Wandering the web in the morning, I come across this History, disclosed on several newspapers, now even more change, but that has prompted a series of comments, mostly negative I would say, no, the bitter knowledge.

This is Meike Dumortier, brilliant thirty of Antwerp, which began in a brilliant career as a headhunter in the Randstad Group, led a group of nine people. Unfortunately the crisis looming and the step to the Sabbatical Year is short. With his knapsack on his back side and Meike after the period specified, decides not to return to work. Mindful of the fact the absence of established schedules and lover of freedom and low cost, good food and bike decides to start cooking soups and sell them, perhaps handing bike.
In short, their soups are so good, and delivery methods like so much that Meike was forced to hire staff and open a fixed place. This is because in a nutshell.

Le zuppe di Meike
Le zuppe di Meike
Vado ovviamente a leggere l'intervista a cui vi rimando, ma soprattutto, inizio a riflettere sui commenti lasciati in fondo all'articolo, e mi ci ritrovo completamente. Provo immediatamente a ribaltare la situazione qui in Italia e queste sono le  domande che mi faccio o almeno alcune riflessioni:

1) a quanti di noi possono piacere le zuppe?
2) chi potrebbe spendere qualche euro in più per una zuppa biologica quando la trova pronta nel bancone freezer del supermercato ad un euro in meno?
inoltre....
3) la asl non permette che si possano commercializzare prodotti fatti in casa, senza certificazione, senza conservanti, senza filiera, senza tutta una serie di cose che distruggerebbero le migliori volontà.
4) se riesco ad avere tutte le certificazioni di carattere puramente sanitario, compreso i locali di carattere industriale a questo punto, avrei bisogno di altri timbri di carattere burocratico che neanche immagino.
5) se riesco a superare questi step devo avere la partita iva, quindi devo avere dei costi fissi annuali che devo essere in grado di sopportare, cioè devo pagare comunque anche se i miei incassi all'inizio saranno estremamente magri....
6) sulla consegna in bicicletta non mi soffermo neanche, ma inizio ad avere i lucciconi...
in pratica: 
sommando un mercato praticamente inesistente, aggiungendo la bontà dei prodotti che costano di più e sommando i costi di gestione fissi, il risultato sarebbe.....IL FALLIMENTO!


Obviously I'm going to read the interview to which I refer, above all, I begin to reflect on the comments left in the bottom of the article, and I find it completely. Immediately try to turn the situation here in Italy and these are the questions I ask myself, or at least a few thoughts:

1) how many of us can enjoy the soup?
2) who could spend a few dollars more for an organic soup is ready when the counter in the supermarket freezer in less than one euro?
also ....
3) the ASL does not allow that we can sell homemade products, no certification, no preservatives, no chain, without a whole series of things that will destroy the best.
4) If I can have all the certifications for purely health, including the premises of an industrial character to this point, I need more stamps bureaucratic nature that not even imagine.
5) If I can overcome these steps do I need a VAT, then I must have annual fixed costs that need to be able to endure, that I have to pay anyway, even if my business will be extremely thin at the beginning ....
6) Delivery on a bicycle I do not dwell either, but I start to have the big tears ...

in practice: adding a market virtually nonexistent, adding the quality of the products that cost more, and adding the fixed costs, the result would be ..... THE BANKRUPTCY!

Link di riferimento: 
http://www.soepmie.be/
http://d.repubblica.it/argomenti/2012/05/29/news/crisi_giovani_storie-1025998/

16 commenti:

ladonnaincorriera ha detto...

Francesca questo post è davvero interessante....sai quanto io ami le storie delle persone. Quanto mi ci affoghi dentro.
La tua analisi poi è davvero precisa! Da noi una iniziativa simile fallirebbe subito ....per burocrazia.Chissà quando diventeremo un Paese normale!!!!
Baci Mariassunta

Marta ha detto...

Considerato poi che girare in bicicletta in certe città italiane è praticamente come suicidarsi... meglio pensare a qualcos'altro! ciao francesca

valerietilsten59.blogspot.com ha detto...

This is so true Franc,
Impossible with all the burocracy that goes on.. it would dappen anyones heart.

"then we hear" We are in a crisis!!

This idea of delivering soup has arrived in Portugal.. mainly in Lisbon at the moment. I cannot see people going through the streets of Lisbon on a bicycle!
She does have inisiative...
Happy weekend Franc..and thank you for your kind comments.. Ciao..xx valeria

Unknown ha detto...

Ahimè...questo non vale solo per la vendita di zuppe...purtroppo anche per tutto quello che la fantasia e il talento personale suggerisce!
ed è un gran peccato!
ciao lieta

Unknown ha detto...

Ah, che sorrisi e che tristezza!
Immagino questa donna sulla bicicletta a consegnare e zuppe, e poi immagino me, in Italia, in bicicletta.................................e non so se ridere o piangere!! Siamo nel Paese che distrugge i sogni: per fortuna non è così in tutto il mondo!

Unknown ha detto...

@tutti; io queste storie le cerco, io me le vado a cercare, le leggo e le rileggo nella speranza di trovare qualcosa di tangibile; si, qualcosa a cui aggrapparsi per poter dire che sono reali, che sono fattibili, che sono veritiere qui da noi, qui da me. E l'ho fatto da quando ho sentito l'intervista a Daniele Perotti e alla sua decrescita; ma qui in italia, queste storie, perchè ci sono anche qui, sono tutte accomunate dall'avere già qualcosa in partenza, ossia una casa di proprietà, un terreno, un casale, una cerchia di persone a cui proprorsi... un qualcosa insomma. Le storie straniere invece, sembrano nate da zero o quasi, sembra, e poi c'è sempre la mentalità diversa, diversissima. Io ho pensato; io ho un orto grande, produco più di quanto mi possa servire, tutto genuino e naturale, potrei venderlo. Ma a chi? Alle stesse persone che comprano l'insalata in busta? Io faccio delle ottime (dalla velocità con cui spariscono in casa penso che siano buone) ciambelle al vino; uso farine biologiche, olio extravergine di oliva di poduzione propria, vino proprio; il prezzo risulterà ovviamente superiore. A chi posso vendere queste ciambelle quando le persone già si lamentano dei prezzi di quelle industriali? E come potrei superare il problema della asl, della burocrazia etc...etc...? termino qui solo per disperazione...

Anna ha detto...

Cara Francesca...

L'Italia e` un paese bellissimo, ma e` anche il paese dove non vi e` posto per l'iniziativa. Noi italiani siamo troopo "fighetti" per attuare iniziative, tipo quella che ci hai mostrato. Gli italiani non sono incoraggiati da un sistema che promuove il capitalismo e l'accentramento del potere e del capitale nelle mani dei pochi che li governano.

C'e` anche una questione di cultura: a noi non piace fare dei lavori che sanno di umilta`... siamo tutti posatori! Ma te l'immagini una ragazza italiana che va in giro in bicicletta, vendendo minestrone? Io no!

Qui in Inghilterra, un'iniziativa del genere verrebbe promossa e incoraggiata. Qui, la gente lavora, e quando dico "lavora," intendo dire che e` orgogliosa di qualsiasi cosa faccia. Piccole iniziative come questa potrebbero potenzialmente creare un impero. La storia di Richard Branson, (propietario di Virgin) ne e` un esempio.

In Italia c'e` troppa burocrazia, non si da` spazio, ne` aiuto, all'individuo con iniziativa.

Secondo me, questa volta, la Fenice resta sepolta nella cenere...

Ciao, Francesca!

ANNA

Anna ha detto...

Cara Francesca...

L'Italia e` un paese bellissimo, ma e` anche il paese dove non vi e` posto per l'iniziativa. Noi italiani siamo troopo "fighetti" per attuare iniziative, tipo quella che ci hai mostrato. Gli italiani non sono incoraggiati da un sistema che promuove il capitalismo e l'accentramento del potere e del capitale nelle mani dei pochi che li governano.

C'e` anche una questione di cultura: a noi non piace fare dei lavori che sanno di umilta`... siamo tutti posatori! Ma te l'immagini una ragazza italiana che va in giro in bicicletta, vendendo minestrone? Io no!

Qui in Inghilterra, un'iniziativa del genere verrebbe promossa e incoraggiata. Qui, la gente lavora, e quando dico "lavora," intendo dire che e` orgogliosa di qualsiasi cosa faccia. Piccole iniziative come questa potrebbero potenzialmente creare un impero. La storia di Richard Branson, (propietario di Virgin) ne e` un esempio.

In Italia c'e` troppa burocrazia, non si da` spazio, ne` aiuto, all'individuo con iniziativa.

Secondo me, questa volta, la Fenice resta sepolta nella cenere...

Ciao, Francesca!

ANNA

casa marzolina ha detto...

Penso che tu abbia "tristemente" ragione...anch'io mi soffermo a pensare, troppo spesso ormai, a come posso fare per cambiare la mia vita, renderla semplice, genuina; sento dentro un fermento crescente, mi entusiasmo e poi...stop! qui in Italia si blocca tutto. Ma io tengo duro, spero ancora che sarà possibile.
Povera illusa?
Intanto trovare donne che la pensano come te è già un conforto..grazie.
Alessandra

Günther ha detto...

le zuppe in italia non hanno una grande considerazione, sono iniziative che hanno successo lì dove sono nate, poi c'è anche molto romanzo dietro perchè regole igieniche ci sono anche in quel paese, è più facile per la bici è un paese piatto il belgio senza grandi altezze, per dire a Roma già non la vedo bene in bici a meno che tu non abbia vinto il giro d'italia

lolle ha detto...

Ed in effetti è così: riproporre in Italia certe inziative è a dir poco impensabile...

Unknown ha detto...

@anna, alessandra, gunther, lolle: avete ragione, l'Italia è piena di "fighettini" troppo comodi a cui maaaaaaaaaiiiii verrebbe in mente una cosa simile, anzi, per carità, e solo gli stessi che trattano come degli "sfigati" tutte quelle persone che "si azzardano" ad andare in bicicletta. Iniziativa? si, quella di chiedere sempre e solo mutande firmate e cellulari e soldi a papà...
La "zuppa" è solo un pretesto, ma la voglia di cambiare, di migliorare, di crescere, di realizzarsi con qualcosa di semplice, credo che sia veramente complicata!

Anonimo ha detto...

Ho letto tanta verità in quello che hai scritto.Mi è venuto il magone...
Ciao Luisa

Erica74 ha detto...

purtroppo è la triste verità!!
Se ci fosse meno burocrazia sicuramete ora starei facendo un lavoro che mi soddisfa maggiormente!!!! :-(
Erica

Anonimo ha detto...

avrei potuto scriverlo io questo post!!!! condivido in pieno e anche io sono famosa per lamentarmi della burocrazia stupida e paralizzante che abbiamo....e il bello è che all'estero gli italiani sono famosi per l'iniziativa!!! è il colmo che per poter esprimere le nostre doti dobbiamo uscire dal nostro paese...e questa cosa sull'igiene dei cibi sta ammazzando sia l'economia che il gusto ....ne potremmo parlare per giorni , com centomila esempi di stupidità e cecità....uffa che fatica vivere in Italia

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